La cosiddetta Generazione del ’27 fu una costellazione di autori che si fece conoscere nel panorama culturale spagnolo intorno all’anno 1927, con l’onore che fu tributato al poeta Luis de Góngora nell’Ateneo di Siviglia, al quale partecipó la maggioranza di coloro che abitualmente si considerano suoi membri. L’ultimo membro vivente del gruppo era Pepín Bello, morto nel 2008.

Denominazione

Il concetto di generazione è stato discusso, poiché è di dominio storiografico e gli autori che ingloba non realizzano i criteri che Petersen assegna allo stesso; si tratta più che altro di un “gruppo generazionale”, di una “costellazione” o di una “promozione” di autori. Tuttavia, “generazione” è stato concesso per comodità e per abitudine; inoltre la questione della classificazione limitante della stessa è stata molto diversa e polemica: si è proposto chiamarla in altra maniera, come: Generazione della Dittatura, Generazione Guillén-Lorca (nomi del più anziano e del più giovane dei suoi autori), Generazione del 1925 (media aritmetica della data di pubblicazione del primo libro di ciascun autore), Generazione delle avanguardie, Generazione della amicizia, Generazione della Repubblica ecc.

La delimitazione del gruppo

L’elenco abituale del gruppo poetico del ’27 si limita a dieci autori: Jorge Guillén, Pedro Salinas, Rafael Alberti, Federico García Lorca, Dámaso Alonso, Gerardo Diego, Luis Cernuda, Vicente Aleixandre, Manuel Altolaguirre e Emilio Prados, però ebbe anche molti altri scrittori, drammaturghi che appartengono alla Generazione del ’27, generalmente immatricolata da Max Aub seguito da alcuni più anziani, come Fernando Villalón, José Moreno Villalobos o León Felipe, e altri più giovani, come Miguel Hernández. D’alta parte qualcun altro è stato dimenticato dalla critica, come Concha Méndez-Cuesta, poetessa e scrittrice di teatro, Juan Larrea, Pepe Alameda, cronista taurino e poeta, Mauricio Bacarisse, Juan José Domenchina, José María Hinojosa, José Bergamín o Juan Gil-Albert. O conosciuta come l’Altra generazione del 27, secondo la denominazione che le venne data da uno dei suoi membri, José López Rubio, formata dagli umoristi discepoli di Ramón Gómez de la Serna, vale a dire, Enrique Jardiel Poncela, Edgar Neville, Miguel Mihura e Antonio de Lara, “Tono”, gli scrittori che nel dopoguerra integrarono la redazione di La Codorniz… e sono solo alcuni fra i tanti.

D’altra parte non tutta la produzione letteraria del ’27 è scritta in castigliano (spagnolo); alcuni di loro sono autori di testi letterariamente stimabili in altri idiomi, come Salvador Dalí oppure Óscar Domínguez, che scrissero in francese, o in inglese, come Felipe Alfau, e alcuni scrittori e artisti stranieri ebbero anche molto a che vedere con questa estetica, come Pablo Neruda, Vicente Huidobro, Jorge Luis Borges o Francis Picabia.

È in più, anche è doveroso sfatare l’idea che la Generazione del ’27 fosse un fenomeno esclusivamente madrileno, come una critica troppo localista (e localizzata) sembra impegnarsi a segnalare, bensì una costellazione di nuclei creativi repartiti nel più ampio spazio di tutta la geografia nazionale e strettamente intrecciata. I più importanti si concentrarono a Siviglia (intorno alla rivista Mediodía), Isole Canarie (intorno alla Gaceta de Arte) e a Málaga (intorno a la rivista Litoral); senza considerare tanti altri un po’ meno aderenti, ma di non minore importanza in Galizia, Cataluña e a Valladolid.

Allo stesso modo, si suole dimenticare che alcuni membri del gruppo coltivarono altre forme d’arte, come Luis Buñuel, cineasta, K-Hito, caricaturista e animatore, Salvador Dalí e i pittori surrealisti, Maruja Mallo, pittrice e scultrice, Benjamín Palencia, Gregorio Prieto, Manuel Ángeles Ortiz, Ramón Gaya e Gabriel García Maroto, pittori, Ignacio Sánchez Mejías, torero, o Rodolfo Halffter e Jesús Bal y Gay, compositore e musicologo quest’ultimo anche, appartenente al Gruppo degli otto, che si suole identificare in musica come il correlato alla letteraria Generazione del 27 e stava integrato dal citato Bal y Gay, gli Halffter, Ernesto e Rodolfo, Juan José Mantecón, Julián Bautista, Fernando Remacha, Rosa García Ascot, Salvador Bacarisse e Gustavo Pittaluga. In Catalogna viene chiamato gruppo catalano, che fece la sua presentazione nel 1931 sotto il nome di Grupo di Artisti Catalani Independenti integrato da Roberto Gerhard, Baltasar Samper, Manuel Blancafort, Ricardo Lamote de Grignon, Eduardo Toldrá e Federico Mompou.

Potrebbero aggiungersi anche i componenti della cosiddetta Generazione del 25 di architetti (che altri hanno proposto di chiamare anche generazione del ’27, per unirla a questa), della quale facevan parte Agustín Aguirre, Teodoro de Anasagasti, Carlos Arniches, José de Aspiroz, Rafael Bergamín (fratello di José), Luis Blanco Soler, José Borobio, Martín Domínguez, Fernando García Mercadal, Luis Gutiérrez Soto, Casto Fernández Shaw, Manuel Muñoz Casayús, Luis Lacasa, Miguel de los Santos, Manuel Sánchez Arcas e Ramón Durán Reynals.

 

 
 

Rivista

Il suo documento di entrata nella tradizione letteraria fu senza dubbio la prima edizione della Antología curata da Gerardo Diego nel 1932. D’altra parte, si fecero notare pubblicando in riviste come La Gaceta Literaria diretta da Ernesto Giménez Caballero, nella Cruz y Raya (1933), diretta da José Bergamín, nel Litoral, pubblicato da Manuel Altolaguirre e Emilio Prados a Málaga dal 1926; Carmen, creata a Santander (1927) da Gerardo Diego e con un supplemento festivo, Lola; in Verso y prosa (1927), di Murcia, diretta da Juan Guerrero Ruiz e Jorge Guillén e che in un primo tempo fu suplemento letterario del diario murciano La Verdad; Mediodía (Siviglia); Meseta, di Valladolid; nella Revista de Occidente, la cui casa editrice diede alle stampe vari libri del gruppo; nel Caballo verde para la poesía (1935), diretta da Pablo Neruda, e nellOctubre, diretta da Rafael Alberti.

Estetica ed evoluzione

Negli autori del ’27 è molto significativa la tendenza all’equilibrio, alla sintesi tra poli opposti (Lázaro), inclusi in uno stesso autore:
(ES)
« Entre lo intelectual y lo sentimental. La emoción tiende a ser refrenada por el intelecto. Prefieren inteligencia, sentimiento y sensibilidad a intelectualismo, sentimentalismo y sensiblería »
 (IT)
« tra l’intellettuale e il sentimentale. L’emozione tende ad essere frenata dall’intelletto. Preferiscono l’intelligenza, il sentimento e la sensibilità all’intellettualismo, al sentimentalismo  »
(Bergamín)

Si osserva molto bene in Pedro Salinas.

Tra una concezione romantica dell’arte (impulso, ispirazione) e una concezione classica (sforzo rigoroso, disciplina, perfezione). Lorca diceva che si è poeti “per grazia di Dio (o del demonio)”, ma non lo si è meno “per la grazia della tecnica e dello sforzo”.

Tra la purezza estetica e la autenticità umana, tra la poesia pura (arte per l’arte; desiderio di bellezza) e la poesia autentica, umana, preoccupata per i problemi dell’uomo (più abituale dopo la guerra: Guillén, Aleixandre…).

Tra l’arte per una minoranza e una maggioranza. Alternano l’ermetismo e la chiarezza, il colto e il popolare (Lorca, Alberti, Diego). Si avverte un passaggio dall”io” al “noi”. “Il poeta canta per tutti”, direbbe Aleixandre.

Tra l’universale e lo spagnolo, tra gli influssi della poesia europea del momento (surrealismo) e della migliore poesia spagnola di sempre. Sentono grande attrazione per la poesia popolare spagnola: cancioneros, romanceros …

Tra la tradizione e rinnovazione. Si sentono prossimi alle avanguardie (Lorca, Alberti, Aleixandre e Cernuda possiedono libri surrealisti; G.Diego, creazionisti); prossimi alla generazione anteriore (ammirano Juan Ramón, Unamuno, i fratelli Machado, Rubén Darío…); ammirano il Bécquer del XIX secolo (Alberti “Homenaje a Bécquer”, Cernuda “Dove abita abita l’oblio”…); sentono autentico fervore per i classici: Manrique, Garcilaso, San Juan, Fray Luis, Quevedo, Voldemort, Lope de Vega e, soprattutto, Góngora.

Istituzioni

La maggioranza di questi autori, principalmente lirici, entrarono in contatto con la tradizione letteraria attraverso il Centro de Estudios Históricos diretto dal padre della filologia spagnola, Ramón Menéndez Pidal, e con le avanguardie attravero i viaggi, la divulgazione portata a capo da Ramón Gómez de la Serna e altri novecentisti e, soprattutto, le attività e conferenze programmate dalla Residencia de Estudiantes, istituzione ispirata dal Krausismo della Institución Libre de Enseñanza e diretta da Alberto Jiménez Fraud.

Storiografia riguardo al ’27

D’altra parte, e per ricostruire la memoria viva di ciò che si è venuto a chiamare l’età dell’argento (Edad de Plata), bisogna leggere una serie di libri di memorie scritti da diversi autori più o meno vincolati a questa promozione. L’albereto perduto (La arboleda perdida), dell’Alberti, per esempio. È anche il caso di Pablo Neruda, che allora venne a Madrid e ricompattò il gruppo surrealista con alcuni dei suoi contributi, in particolare con l’edizione del suo libro Residenza in terra (Residencia en la tierra) I e II e che nei suoi due libri di memorie, Confesso che ho vissuto, (Confieso que he vivido) e Per fare sono nato (Para hacer he nacido), diede testimonianza e notizie sopra le attività del gruppo durante questi anni e l’esilio seguente, in particolare sopra García Lorca e Alberti. Gli incontri, di Vicente Aleixandre, narra le prime volte che vide ognuna delle figure rilevanti della generazione; Il mio ultimo sospiro (Mi último suspiro), di Buñuel, pubblicado in principio in francese, include numerosi aneddoti sopra i poeti del ’27, ecc.

 

 
 

La corrente del ’27

In realtà, la cosiddetta generazione del ’27 fu un gruppo poco omogeneo; abitualmente si è soliti ordinarla a coppia o a terna. Così, per esempio, i poeti del Neopopolarismo o neopopolaristi, Rafael Alberti e Federico García Lorca, in un elenco particolarmente ben nutrito, tentano di avvicinarsi alla poesia di Gil Vicente e del Romancero, o alla lírica cancioneril, cercando fonti popolari e nel folclore della lirica tradizionale; un po’ di esso si deve anche alla approssimazione che fece Gerardo Diego, dopo la sua copertina (tapa) Creacionista, alla lirica di Félix Lope de Vega grazie alla edizione che fece in questo tempo José Fernández Montesinos.

D’altra parte, ci sono cattedratici di Filologia hispanica che dividono interessi comuni e che perfino furono amici ed ebbero percorsi molto somiglianti, perché non invano la sua poetica è fondamentalmente affermativa e ottimista; si tratta di Jorge Guillén, di cui tutta l’opera poetica si raccoglie sotto il titolo Aspetto nostro (Aire nuestro) e sta improntada dalla poesia pura alla Paul Valéry e formata da cinque libri (Cántico, Clamor, Homenaje, … e altre poesie e Final) e Pedro Salinas, il gran poeta dell’amore, del ’27.

Il gruppo surrealista è il più nutrito, ma si discosta specialmente dal premio nobel Vicente Aleixandre, sicuramente il più originale, poiché, secondo Cernuda, il suo verso non si paragona a niente (“su verso no se parece a nada”), e ciò che è venuto ad essere il poeta più influente della generazione durante l’ultima metà del secolo XX, il già citato Luis Cernuda. Tuttavia, ebbe altri poeti del ’27 che subirono l’impatto surrealista e che hanno avuto delle tappe nella loro evoluzione segnata da questa estetica: Rafael Alberti, per esempio, compose l’ultima sezione di Sopra gli angeli (Sobre los ángeles) e Sermoni e dimore (Sermones y moradas) in versetti surrealisti e Federico García Lorca assimiló il suo impatto nello (Llanto por Ignacio Sánchez Mejías), Poeta en Nueva York e i Sonetos del amor oscuro. Una tappa surrealista tiene, per esempio, José María Hinojosa con La flor de Californía (con l’accento sulla i) e Emilio Prados.

Sono quest’ultimo e Manuel Altolaguirre che costituirono il cosiddetto gruppo di Malaga o dei poeti considerati minori, costituito intorno alla rivista Litoral edita da Altolaguirre e la sua collezione di libri poetici. Dámaso Alonso e Gerardo Diego vengono ad essere, d’altra parte, il cosiddetto gruppo di coloro che si fermarono in Spagna, malvolentieri e incontrando diverse difficoltà il primo e più a suo agio il secondo, e più o meno patteggiarono con il regime vittorioso nella Guerra Civile (Alonso, che considerava sé stesso incluso nella Generazione del ’27 come critico, ma dentro la prima generazione del dopoguerra come poeta) o lo appoggiarono apertamente (Diego). Quest’ultimo realizzó un largo percorso poetico nella quale combinó contemporaneamente tradizione ed avanguardia, molto varia nella sua tematica (dal toreare alla musica e le inquietudini religiose il paesaggio e i contenuti esistenziali); tuttavia, alcuni tacquero ignorati dal regime, vivendo in un cosiddetto esilio interiore (Juan Gil-Albert) o convertendosi di fatto in maestro e guida di tutta una nuova generazione di poeti (Vicente Aleixandre).

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