Lazarillo de Tormes è un romanzo anonimo spagnolo di cui non si conosce con certezza la data di composizione. Se vaghi e scarsi sono i riferimenti storici in esso contenuti, qualche indizio potrebbe essere fornito dal presunto erasmismo che vi traspare (diffuso in Spagna tra il 1525 e il 1539) e che renderebbe ipotizzabile la composizione già nel 1525. Comunque la data di pubblicazione non va oltre il 1550. Nel 1554 si hanno tre edizioni pubblicate a Burgos (quella preferita dai moderni e più vicina all’originale), Alcalá de Henares e Anversa (quest’ultime rimandano ad uno stesso testo e la versione di Alcalà presenterebbe consistenti aggiunte). Proibito dall’Inquisizione nel 1559, l’opera è di un autore colto che attinge alla tradizione popolare e realistica dei fabliau medievali e alla novellistica, è considerato il prototipo della letteratura picaresca, sviluppatasi tra il XVI e XVII secolo.
Il romanzo è scritto in prima persona: è il protagonista che parla, narrando le proprie avventure in modo quasi cronachistico, senza commenti o riflessioni d’ordine morale.
La figura di Lazarillo, antieroe per eccellenza, e le sue vicende sconclusionate riflettono la situazione di incertezza della Spagna di Carlo V, soggetta a una grave crisi economica e caratterizzata da squilibri sociali.
Il giovane è un vagabondo che si serve di mille espedienti per procurarsi di che vivere; sempre in viaggio, sempre affamato, non disdegna di servirsi di mezzi illeciti pur di tirare avanti. Presta i suoi servizi a un cieco, a uno scudiero, a un frate che commercia bolle papali, a un pittore da strada, alla fine a un arciprete, per cui fa il banditore di vini. Di quest’ultimo sposa la serva, le cui grazie continuerà a condividere con il padrone.
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